Dopo la banda della
Magliana, quella di Fiume Basso
"Un uomo non può
possedere più di quanto
il suo cuore non possa amare"
Prendi un evocativo
contesto storiografico, piazzaci un grande attore (John Malkovich),
aggiungici la banda della Magliana, schiaffaci in mezzo il sosia
russo di Russel Crowe e fai girare/mescolare tutto da un grande
regista (Gabriele Salvatores).
Il risultato?
Deludente, sotto tutti i
punti di vista.
Forza, sotto a
rimboccarci le maniche.
Perché deludente ?
I motivi sono tanti e
disparati. Partiamo dalla storia in sé e per sé. In tutta onestà
non ho letto il libro, quindi mi attengo a ciò che ho visto sul
grande schermo.
La storia è quanto mai
frammentata tra la narrazione principale (in un' epoca contemporanea)
e continui flashback che raccontano periodi diversi dell'infanzia e
dell'adolescenza dei protagonisti.
Descritta così potrebbe
avere un senso logico ma, fidatevi, un senso di continuità questo
film non ce l'ha. I continui flashback (che durano svariato tempo)
tendono a confondere la storia principale (sempre se di storia
principale si possa parlare) per due motivi.
-durano troppo e sono
troppo slegati con il plot primario
-al livello narrativo,
hanno dei buchi che la faglia di Sant'Andrea non potrebbe eguagliare
in profondità
Vi faccio due esempi di
questi famigerati buchi. La scena del casinò sulla barca e il fiocco
celeste, ritrovato magicamente.
Chiunque abbia ragionato
per più di cinque minuti su questi due particolari (eravamo in
quattro, giuro), ha visto spuntare sulla propria testa un enorme
punto interrogativo. E' così quando il film è un mistery, ma così
mistery, che manco perdono tempo a spiegartelo.
I protagonisti sono mosci
e l'antagonista mi è sembrato un bambino di quattro anni a cui hanno
tolto le caramelle. Malkovich (nella veste del nonno dei due
protagonisti) fa più da narratore che da partecipatore attivo agli
eventi. E da solo, mi dispiace dirlo, non basta a risollevare la
baracca.
Ma parliamo del
doppiaggio italiano.
In una parola,
inspiegabile. Capisco e approvo film come Romanzo Criminale o
Vallanzasca, in cui tutti gli attori si attestano al dialetto del
luogo di origine. Bene, se dunque il setting è posto in Siberia, mi
aspetto che se uno comincia a parlare russo all'inizio del film, lo
facciano poi tutti gli altri. Ebbene, perché solo i protagonisti
parlano italiano corrente e gli altri, compreso Malkovich, sembrano
appena usciti da un cartone animato?
Aberro all'idea che sia
stato scelto di doppiarli così per un fatto puramente numerico di
battute. Mi è arrivato precisamente questo messaggio: se parli tanto
e hai l'accento russo, sembri più un disadattato che uno tosto.
La fotografia e la regia
è buona (ci mancherebbe altro) e la sceneggiatura non sarebbe poi
così malvagia se accompagnata da un briciolo di più di azione.
Più che criminali, i
Siberiani mi sono sembrati filosofi da strada.
Peccato, però. Il film
ha retto la corda per quindici minuti: il tempo che il contesto
storico (tremendamente interessante) scemasse in un vortice di
insulsaggine, grigiore e prevedibilità dichiarata.
Mi sarei aspettato tutto
ma non questo (poi dici perché non paghi il canone alla Rai). Perché
questo film è marchiato Rai, sia chiaro.
Un bellissimo autogol in
rovesciata nella porta del cinema italiano, insomma, con annessi
insulti dei tifosi e dei telecronisti.
Non è bastato un buon
Malkovich per dare lustro e splendore ad un qualcosa che poteva
essere decisamente narrata meglio.
Mio personale Oscar va al
film intero. Proprio così: entra prepotentemente nella mia personale
classifica, spodestando un record che durava ormai da cinque anni.
Si piazza primo, a
diverse lunghezze di vantaggio sulla seconda posizione occupata da
Jumper, e sulla terza occupata da Superman Returns, nella mia
personale classifica dei film-da-evitare-come-la-peste.
Io vi ho avvertito.
Nessun commento:
Posta un commento