25.10.13

Gravity, la recensione di un CAPOLAVORO


Il perché di questo ritardo mostruoso nella recensione è presto detto: qui in Francia il film è uscito nelle sale solamente il 24/10 e non ad inizio del mese come in Italia. Ohporcapaletta, bisogna aggiungere alla data di uscita se si è poco volari. Oporcodiaz se invece avevi la scuola elementare vicino al porto.
Venti giorni in più per vedere un film che in terra americhegna ha fatto un successo stellare e che in molti critici hanno etichettato non come capolavoro, ma come CAPOLAVORO-Tiè, e mo' beccate 'sti du' spicci.
Visto che stavolta le parole sono solo due parole due sulla recensione, si parte dal voto e dal parere.
Ebbene, Gravity è come la prima volta (parlo di quella cosa che si fa in due. In solitaria non vale).
Ti lascia una sensazione addosso che, cazzopè, non ti dimenticherai mai.
Al di là del fatto che possano piacerti o meno i film di fantascienza, ti possa stare sulla balle o meno l'uomo della Nespresso, o la rediviva Sandra (hai detto Sandro?), Gravity è un CAPOLAVORO che al cinema DEVE essere visto e DEVE essere visto in 3D (se avete cinque carte da aggiugere andatelo a vedere in IMAX).
Perché? Se mi seguite ve lo spiego in breve...

Allora, quello è quello che vi basta sapere sulla pellicola in generale. Gravity è un film basato sull'interpretazione di un personaggio e mezzo. E basta. Niente comprimari, niente attori secondari, nessun rimando di nessun tipo ad altre forme di vita che non siano:
l'uomo della Nespresso detto anche "che tocca fà pe' tirà a campà"
e la donna che l'ultima volta che è stata reputata sexy correva l'Anno Domini 1994 e stava sul set di Speed.
Due attori soli determinano un altisonanante smarronamento di zebedei? No, assolutamente, ed il perché è presto detto.

"Mi passi il cacciavite?"
"Se vuoi, con centocinquanta euro ti porti a casa quello e cento capsule"

Gravity è un film basato su un linguaggio filmico unico, aulico, kubrickiano, per intenderci. E' film fatto linguaggio ed ogni scena significa racconto, emozione. Anche i due sopracitati Sandra e Raimondo, sono parte di questo linguaggio e come tali espletano al meglio la loro funzione. Quattro dialoghi bastano per dare personalità non ai loro personaggi, ma alla loro condizione umana all'interno della storia.
E cioè tensione, paura, sacrificio e voglia di vivere.

"Tranquilla, sono promoter Nespresso e so quello che faccio. Ti tengo, ti tengo".
"Sì, 'sta cippa".

Per quello che riguarda la storia, tu non la vuoi citare perché è solo l'imput della pellicola: la grandiosità della stessa non sta nel vedo come va a finire ma nel mi godo questa ora e mezza di meraviglia.
E per i più esigenti e precisini e scassamarroni che escono di casa solo per andare a vedere film che veramente ti fanno uscire dal cinema contento, ci dico diretto diretto: andate di corsa, chicos.
Perché Gravity emoziona, strugge, mette angoscia, mette paura, fa incazzare e fa amare.
Perché Gravity è come 2001 Odissea nello spazio per chi lo ha visto in prima visione nel 1968.
Perché Gravity DEVE ESSERE VISTO.
Perché Gravity è un fottuto capolavoro.

Perché tu, a distanza di più di un giorno da quando lo hai visto, ci pensi e ci ripensi ancora e non ti fermi a ragionarci sopra.
Ma, soprattutto, dopo tutto questo tempo, tu addosso hai ancora la pelle d'oca.

Valutazione (massimo cinque tazzine d'oro): cinque tazzine d'oro stracolme, la targa di CAPOLAVORO, le chiavi della città e se Cuàron se lo piglia, pure il mio numero di telefono. Che per un genio del genere mollo tutto e gli vado a spicciare casa subito.

Per questo film l'Oscar di Oz va agli effetti speciali e, soprattutto, agli effetti sonori. Un sonoro così è qualcosa che ti turba, ti entra dentro, ti prende a cinquine l'anima e poi ti dice "vedi de ricordattelo la prossima volta, rEgazzì". E non parlo di colonna sonora mono-nota da canticchiare sotto la doccia secondo il teorema Hans Zimmer, no. Io parlo proprio di ciò che dà animo e respiro a qualcosa di già grande. Provare per credere.

E se non provate, annateamorìammazzati, tiè.

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