Un film di supereroi senza i supereroi.
Finalmente, dopo tanti rinvii, sono riuscito anche io a vedere questo film a dir poco controverso.
Il terreno è insidioso, scivoloso e, perché no, pericoloso.
Quasi mai mi capita di prendere seriamente una recensione del genere, senza impreziosirla di qualche battuta o frecciatina. Il motivo per cui non lo farò è perché questa volta, uscito dalla sala, ero veramente perplesso.
Sapete, quando si parla di supereroi bisogna stare attenti alla propria incolumità.
Per chi avesse vissuto in un bunker negli ultimi dieci anni, comunico che Marvel e Dc si sono spartiti il mercato dei blockbuster andando a sostituire quasi completamente quelli che un tempo erano action movie (Rambo e Swarzy soffrono la crisi più di chiunque altro).
Ecco il motivo perchè in sala vediamo una media di 7-8 film l'anno in cui compaiono supereroi.
E questo i nerd dovrebbero tenerlo bene a mente. Spiderman, Capitan America e Batman non sono solo fonte d'ispirazione artistica, narrativa e grafica , ma in termini monetari sono pure un mucchio di soldi.
Palate e palate di soldi, facili.
Ecco perché i primi film di supereroi (ricordate il primo Batman di Burton, vero?) non erano generalmente diretti ad un pubblico vasto, per la gran parte formato da bambini, ma da una platea variegata che ricercava nel genere supereroistico una valida alternativa alla classica commedia, al classico western o, appunto, al classico action movie (pure a Sylvester quando pensa a Over the top gli scende una lacrimuccia).
Dunque, finita la premessa, esco allo scoperto e metto consapevolmente a repentaglio la mia vita.
Il genere superoistico si divide un due schiere di dannati che si fronteggiano.
Per primi ci sono i nerd, creature a metà tra storia e mito, sfuggevoli, asceti eremiti dell'età moderna che si aggregano in società cibernetiche segrete e che escono fuori solo in determinati momenti e cioè quando nasce un dibattito su un blog come "è più forte Superman o Hulk" (cercatelo, esiste) o quando al cinema esce il nuovo, l'ennesimo, film di Iron Man. I nerd sono quelli che vogliono una spiegazione su tutto, che riflettono secondo la scuola kantiana ogni qualunque gesto compiuto o intenzionalmente immaginato dal protagonista e che difendono a spada tratta qualunque decisione registica ("il pugno di Hulk a Thor in The Avengers è commovente"qualcuno ha detto" come il volto di Maria nella Pietà del Michelangelo).
Nell'altra schiera, invece, militano silenziosamente i turisti per caso, quelli per cui l'Uomo Ragno altresì non era che Walter Zenga e per i quali le fumetterie non sono altro che un luogo di culto di qualche esotico dio pagano.
Come avrete ben capito, queste due schiere difficilmente possono venire a contatto.
L'unico modo, per l'appunto, è fare un film come Iron Man 3.
Diretto da Shane Black (una manciata di Arma Letale e vari altri film del genere action anni 90') Iron Man 3 è il giusto connubio per chi al cinema ci è arrivato per caso perché si è perso, e per chi ci va vestito con la tuta imbottita da Iron Man.
Pieno di azione, pieno di bellissimi effetti speciali (in versione Imax c'è da capottarsi dalla poltrona), pieno di battute che fanno ridere, pieno di stoccate politiche e pieno di piccoli colpi di scena.
Ma.
Perché il ma c'è, ed è pure bello grosso.
E' un film che non lascia nulla, se non il tempo di farsi una risata. Non è epico, non è politico, non fa riflettere, e non fa commuovere. Niente di tutto ciò. E' un film che si guarda per il puro gusto di guardarlo. Come tutta la sfilza che la Marvel ci profila ogni anno. Sarà perché è l'unico mercato che vende, sarà perché dietro ci sta il Topo che tutto vuole e tutto stringe (la Disney ha acquistato la Marvel nel 2009), sarà perché gli action movie hanno perso smalto e bisognava trovare qualcosa che li rimpiazzasse.
Fatto sta che Iron Man è il figlio legittimo di quelle due schiere di cui vi ho parlato prima.
Questo è ciò che mi ha fatto riflettere e non poco. Per quello che riguarda il film in quanto pellicola, posso dire ciò che è veramente degno di nota.
Sicuramente un Robert Downye Jr. sopra le righe tiene in ballo la scena per le oltre due ore di visione. Battute spigolose a raffica, faccia da schiaffi in primo piano, affiancato da Iron Patriot o dal pupo, la sua recitazione è sempre di altissimo livello.
La regia è ben fatta, se si pensa ad un film pieno di azione e di effetti speciali (non mi è piaciuto molto il design delle armature, dico il vero).
La sceneggiatura è buona e la storia si tiene in piedi grazie ad un messaggio molto più profondo di quanto non appaia.
Per buona parte del film, infatti, Iron Man sullo schermo non c'è perché molto spazio è dato a Tony Stark che, nonostante tutto, dimostra che può essere il cosiddetto eroe anche senza indossare l'armartura (o indossarne un pezzo, o cambiarla ogni trenta secondi).
Insomma, un film di supereroi in cui il protagonista non è super per niente, perché di potere non ne ha manco mezzo.
La storia, volutamente sempliciotta, aiuta molto in questo, mettendo Tony Stark di fronte a situazioni abbastanza lineari per far si che la trilogia si chiuda con un bel "avete capito, si" .
Roba già vista, mi permetto di dire, se si pensa all'ultimo Batman di Nolan. Inferiore alla media dei precedenti, Nolan sapeva di correre il rischio di annoiare o di incappare nell'effetto "si, vabbè e mo'!?"
Più spazio all'uomo dietro la maschera e, dunque, storia più psicologica per dare un finale degno a 'ste benedette trilogie (che rischiano di sfociare in esalogie se non soffrono prima di reboot).
Per concludere, un Iron Man molto più umano era quello che serviva per concludere una storia psicologicamente troppo basata sull'eccentricità di un milionario che potenzialmente può tutto.
Se devo rispondere alla domanda se mi sia piaciuto o meno, dico chiaramente no.
Non perché sia brutto, noioso, esagerato o fatto male. No, niente di tutto questo. Dico che non mi è piaciuto perché non lascia niente se non la sensazione di aver assistito ad una grossa macchina per soldi.
Amo i fumetti e amo i supereroi, ma credo che alcune storie, alcuni personaggi, rendano meglio se sceneggiati in un certo modo sulla carta stampata e non al cinema.
Il fumetto, in tutte le sue espressioni, ha un'aura unica e il supereroe nella sua fantasiosità riesce ad evocarla, a renderla tangibile, come quando ci si immerge nella lettura di un libro che sembra vivo.
Per questo, a me, questo Iron Man al cinema mi è sembrato meno vivo che mai. Superata la sorpresa del primo film (piacevole e sarcastico), passata la ripetitività del secondo (banale), mi sarei aspettato qualcosa in più rispetto a questo terzo capitolo, magari a livello di intreccio narrativo.
Il mio personal Oscar questa volta va alle schiere sopracitate, sopratutto alla squadra dei nerd. Perché sentire urlare in sale "Ehi, è impossibile. L'armatura non può volare da sola se Extremis non è connesso" quando si parla di personaggi che volano, salvano hostess che cadono da un aereo e riescono a stendere decide di guardie con una sparachiodi comprata da Mr. Brico, veramente non ha prezzo.
Per chi si volesse buttare nella bolgia delle recensioni e dire la propria, vi segnalo qui due personaggi che amo ascoltare, e cioè Leo Ortolani (la sua recensione QUI) e Roberto Recchioni (la sua, invece, sta QUI)
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