23.4.13

Argo, Ben Affleck - La recensione

Il Ben Affleck che non ti aspetti

Siamo stati abituati a vedere il caro vecchio Ben in tanti modi diversi. Con rosse tutine sgargianti nei panni di Daredevil, nella sgargiante tuta da astronauta di Armageddon, nelle sgargianti e fronzolate tutine medievali di Shakespear in love, nella sgargiante tuta  militare da aviatore di Pearl Harbor.
Insomma, dovunque Ben andasse, si metteva una bella e colorata tutina sgargiante ed era un successo.
Fino ad oggi. Perché noi Ben eravamo abituati a vederlo tutto tuta e ruoli drammatici, e mai lo avevamo visto così:

pronto per il concerto dei Bee Gees, insomma

Un Ben Affleck con camicia a fiori dal collo ampio che ricade sulla giacca, ti aspetti che da un momento all'altro ti sorprenda e attacchi in falsetto sulle note di Tragedy.
Ed invece tutto ciò non succede perché il caro Ben, oltre a recitare magnificamente, è pure impegnato a fare da regista al suo stesso film, e voglia di cantare proprio non ne ha.
Ma passiamo al film vero e proprio.
La pellicola è tratta da una toccante, quanto reale, storia ambientata sul finire degli anni '70 in Iran. Di mezzo ci sta la rivoluzione iraniana del 1979 e il Comitato Rivoluzionario guidato dall'Ayatollah Khomeini, si, proprio quello cantato da Battiato in Up patriots to arms.
Anche se questo film ha più rimandi di un musical, non è un musical ma un buon thriller-poliziesco.
La partenza del film è molto buona e la ricostruzione storica ben fatta e coinvolgente.
Appena pochi minuti è c'è subito il primo colpo di scena:


Visto che tutti pensavano che dopo O.C. fosse morto, Tate Donovan compare sulla scena in tutto il suo lustro e splendore per prendersi la parte di uno dei comprimari di Ben Affleck.
Sciorinata in breve, la storia parla di alcuni diplomatici americani (Donovan è uno di questi), tratti in ostaggio dai rivoluzionari iraniani, per cui  il governo americano si sbatte e deve cercare di liberare. Qui entra in gioco Ben Affleck, che di professione fa proprio l'esfiltratore (che toccà fà pe' tirà a campà, direte voi) ,dovrà infiltrarsi in Iran durante la rappresaglia civile, rischiare il capocollo e metterli sul primo aereo sicuro verso l'America.
Ti aspetti quel film del fine settimana sparo-ammazzo-trucido-e-salvo-la-bella dai cattivi iraniani con la barba lunga e in tutina verde pure loro (la personale legge del Contrappasso di Affleck regista), in pratica.
E invece no, perché in tutto il film viene sparato UN solo colpo (a un povero cristo che non c'entra niente con la scena).
Proprio per questo il thriller è costruito molto bene. Il sig. Affleck alla regia sa fare bene e nei momenti cruciali non delude. Il supplizio di molti film thriller è che dopo cinquanta minuti diventano degli action assatanati di violenza gratuita e scelte registiche cialtrone.
Qui invece è diverso: l'attenzione viene tenuta sempre alta, senza sfociare in episodi gratuiti di violenza per innalzarne il ritmo.
Dialoghi e battute sono semplici ma curate e non lasciano mai troppo spazio a momenti vuoti e noiosi, la regia, come detto prima, si avvale di buoni tagli d'immagine che rendono il film più dinamico (anche se non vola nemmeno un pugno) di molti altri sullo stesso genere. La storia, se la si pensa come accaduta veramente, tiene col fiato sospeso fino all'ultimo istante.

Insomma, se ha preso 3 premi Oscar un motivo ci sarà.
Il motivo è che il film è :
- pensato bene
- realizzato ancora meglio
- interpretato molto sopra le righe
- inusuale. E' quel film che non sai che esiste, ma dopo che l'hai visto ti rendi conto che ne avevi bisogno

Insomma, consigliato?
CONSIGLIATISSIMO, se non lo avete visto, andate di corsa a vederlo.
Subito.



Il mio personale Oscar non va al film in sé (anche perché ne ha ricevuti già 3 veri, il mio non serve) ma a ciò che il film stesso mi ha ispirato.
Patriottismo ?
Attaccamento alla vita politica ?
Riflessione demagogica sulla democrazia ?
Una retrospettiva politica del Medio Oriente?

No, nulla di tutto questo:







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