18.3.13

Se cresci, fallo in fretta.

La sottile linea scura – Joe R. Lansdale


Non sempre la vita dà soddisfazione e,
al tirar delle somme, carne e polvere
finiscono per rivelarsi la stessa cosa."



Ci sono momenti in cui nella vita è importante perdersi. Non c’è nessun valore escatologico o di redenzione, nessun bisogno remoto o primordiale, ciò che ci induce a perderci deriva piuttosto dal nostro bisogno fisico di lasciarci andare ed essere ciò che siamo veramente, anche per un minuto soltanto.

Bene, a me succede spesso, e succede in libreria.

Siete mai incappati in un libro “per caso”? Chi di voi abitudinariamente legge, credo di si. Si girovaga tra gli scaffali senza un’idea precisa in testa, si procede senza ordine logico, si afferra ciò che colpisce la vista e si leggono solamente quei trafiletti che ci fanno vibrare. Non conta l’autore, la sinossi in quarta di copertina, i commenti che abbiamo letto o i consigli di qualche amico. In quel momento conta solo ciò che abbiamo dentro e quello che ci manca.Ba sta una parola a caso sfogliando le pagine, un titolo che evoca qualcosa di lontano, e quel libro noi lo abbiamo trovato. O per meglio dire, vi ci siamo ricongiunti perché lo cercavamo già da prima. Ma non sapevamo di volerlo veramente finché non ce lo siamo ritrovati davanti.
Ho letto molto di Lansdale, quasi tutto a dire il vero. Da ciclo di Hap e Leonard alle raccolte di racconti (perdonate la ridondanza), passando per la trilogia del Drive-In e arrivando ai primi romanzi polizieschi (Atto d’amore, per citarne uno).
Bene,La sottile linea scura non l’avevo mai letto o, per meglio dire, non lo avevo mai incontrato.
Lo avevo sempre visto sugli scaffali ma non mi ci ero mai avvicinato. Fino a qualche giorno fa.
Ero in partenza per l’ennesima volta, il trolley stracolmo di vestiti, libri e tanta voglia di mettermi alla prova. Non era un viaggio di piacere ma un passo importante nella mia vita.A ndando a zonzo nella libreria dell’aeroporto, sullo scaffale della letteratura americana, ho visto questo libro. Dopo aver sfogliato altri trenta libri(e non scherzo) è bastato un attimo: l’ho preso in mano e l’ho pagato. Ho iniziato a leggerlo subito, mentre attendevo l’imbarco sull’aereo.
Beh, sin dalle prime battute mi ha rapito.
Voglio fare una precisazione.
Amo i libri a tutto tondo, quelli che raccontano di un’esistenza nel suo totale e mi piacciono meno quelli che raccontano episodi. Ma questo fa parte del mio gusto personale, sia chiaro.
Faccio un’altra precisazione.
Non sopporto i libri che hanno per protagonisti bambini o ragazzi. Il mio limite è grande, lo so, e non mi risulta difficile ammetterlo. Non riesco a rispecchiarmi nei libri che hanno per protagonisti ragazzi al di sotto di una certa età (diciamo sedici, va’) perché mi sento distante anni luce da psicologie narrative del genere. Quando lo scrittore è bravo, il gap lo sento meno (faccio l’esempio di Acque Buie, sempre di Lansdale) ma mi risulta poco credibile seguire le vicende di ragazzi messi alle prova da vicende molto più grandi di loro. Per questo amo le storie verosimili o, all’opposto, quelle totalmente inventate di sana pianta (fantasy o fantascienza). Nel primo caso non mi risulta difficile seguire emotivamente la narrazione, nel secondo, invece, mi sento libero da qualunque legaccio psicologico verosimile e posso, nella mia testa, dare credibilità a qualunque cosa mi venga sottoposta senza dare troppo adito a obiezioni del tipo “ma dai, è impossibile”. Il punto è che in un mondo magico o che non esiste, tutto potrebbe essere possibile e quindi verosimile. Mi sono dilungato solamente per darvi una chiave di lettura personale appropriata a questa mia recensione.
Ma torniamo a noi.
La sottile linea scura è un romanzo ad ampio respiro come mai Lansdale non aveva provato a fare.
Il protagonista è un ragazzo di tredici anni, la cornice è sempre quel Texas orientale che Lansdale conosce così bene.
C’è molta autobiografia all’interno della narrazione. Tutto lascia traspirare scorci di vita vissuta dallo scrittore e delle sue personali inclinazioni personali, dall’amore verso i Drive-In fino alla componente politico-razziale dell’epoca in cui il romanzo è ambientato (parliamo degli anni 60’).
La matrice autobiografica è impastata alla perfezione con il romanzone all’americana (Le avventure di Huckleberry Finn) e con una sfumatura mistery sempre presente e pulsante.
Ma la forza di Lansdale non è nella narrazione vera e propria ma nei personaggi a cui questa è affidata. Ognuno ha una propria storia, un proprio spessore, non è mai banale e attraverso le loro parole si ricostruisce il quadro della dinamica narrativa. Il testimone è tenuto dal protagonista solamente nella parte descrittiva e nel punto di vista, ciò che mette in moto gli avvenimenti sono i personaggi che sfilano, uno dopo l’altro, sulla passerella magistralmente messa a punto.
I personaggi vibrano, respirano, si scuotono e subito ti entrano dentro. Vi ricorderete bene di Buster, il proiezionista alcolista, di Rose Mary, la domestica di colore, di Stanley, il padre, di Callie, la sorella scaltra e affascinante e perfino di Nub, il piccolo cane orgoglioso e agguerrito.
La storia ha un ritmo costante, senza troppi scombussolamenti il che, penso, sia un bene. Per dare una scossa ad una narrazione arida, spesso molti scrittori introducono qualche scossone che rimescola le carte in tavola. Il più delle volte, questo colpo di scena non è tale, il lettore spesso se lo aspetta, e serve solo a dare un accelerata ad una storia fin lì sorniona e lenta.
Per Lansdale questo non esiste, la storia è pensata, orchestrata e diretta sin dall’inizio verso un punto preciso, e non si trovano nella storia accelerazioni brusche ed immotivate. Il libro è metafora della vita con tutti i suoi alti e i suoi bassi, non un surrogato artificiale di episodi che provocano emozioni repentine ed artificiali. E questo Lansdale lo sa bene.
Un finale pensato e coscienzioso dà quel tocco che permette, a chi finisce di leggerlo anche tutto d’un fiato, di sentirsi appagato, felice, triste e pensieroso. Nessuna divisione marcata tra bene e male, solamente persone che vivono seguendo ciò che sono nel loro più profondo.
Raramente ho trovato un Lansdale così vivo e passionale.
Migliore di Acque buie, a parer mio, dove la storia si trascina tra espedienti troppo arzigogolati e virtuosi, migliore dei primi thriller polizieschi, troppo tecnici e poco passionali.
Qui dentro c’è la vita, la libertà e ciò che veramente ci rende uomini e donne.
Qui dentro si respira a pieni polmoni.
Lo consiglio a chiunque abbia dieci minuti di tempo libero per leggere, senza remore.
Un libro così non annoia e difficilmente si dimentica.
Un processo costruito lentamente e con intelligenza che porta il lettore ad una crescita interiore di pari passo con quella del protagonista, che poco più che adolescente si ritrova, in un arco di tempo ragionevole, a crescere e ad affacciarsi alla vita.
Leggere La sottile linea scura mi ha portato di nuovo ad avere tredici anni e a crescere ancora una volta, attraversando quegli step cruciali che ci accomunano e che ci differenziano da chiunque altro.
Mai banale, mai scontato, questo è un racconto che va letto, non per apprendere qualcosa, ma per il puro gusto di sentirsi in un modo che solitamente tendiamo a dimenticare e a lasciarci alla spalle.

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