La sottile linea scura – Joe R. Lansdale
“Non
sempre la vita dà soddisfazione e,
al
tirar delle somme, carne e polvere
finiscono
per rivelarsi la stessa cosa."
Ci sono momenti in cui nella vita è
importante perdersi. Non c’è nessun valore escatologico o di
redenzione, nessun bisogno remoto o primordiale, ciò che ci induce a
perderci deriva piuttosto dal nostro bisogno fisico di lasciarci
andare ed essere ciò che siamo veramente, anche per un minuto
soltanto.
Bene, a me succede spesso, e succede in
libreria.
Siete mai incappati in un libro “per
caso”? Chi di voi abitudinariamente legge, credo di si. Si girovaga
tra gli scaffali senza un’idea precisa in testa, si procede senza
ordine logico, si afferra ciò che colpisce la vista e si leggono
solamente quei trafiletti che ci fanno vibrare. Non conta l’autore,
la sinossi in quarta di copertina, i commenti che abbiamo letto o i
consigli di qualche amico. In quel momento conta solo ciò che
abbiamo dentro e quello che ci manca.Ba sta una parola a caso
sfogliando le pagine, un titolo che evoca qualcosa di lontano, e quel
libro noi lo abbiamo trovato. O per meglio dire, vi ci siamo
ricongiunti perché lo cercavamo già da prima. Ma non sapevamo di
volerlo veramente finché non ce lo siamo ritrovati davanti.
Ho letto molto di Lansdale, quasi tutto
a dire il vero. Da ciclo di Hap e Leonard alle raccolte di racconti
(perdonate la ridondanza), passando per la trilogia del Drive-In e
arrivando ai primi romanzi polizieschi (Atto d’amore, per citarne
uno).
Bene,La sottile linea scura non l’avevo
mai letto o, per meglio dire, non lo avevo mai incontrato.
Lo avevo sempre visto sugli scaffali ma
non mi ci ero mai avvicinato. Fino a qualche giorno fa.
Ero in partenza per l’ennesima volta,
il trolley stracolmo di vestiti, libri e tanta voglia di mettermi
alla prova. Non era un viaggio di piacere ma un passo importante
nella mia vita.A ndando a zonzo nella libreria dell’aeroporto,
sullo scaffale della letteratura americana, ho visto questo libro.
Dopo aver sfogliato altri trenta libri(e non scherzo) è bastato un
attimo: l’ho preso in mano e l’ho pagato. Ho iniziato a leggerlo
subito, mentre attendevo l’imbarco sull’aereo.
Beh, sin dalle prime battute mi ha
rapito.
Voglio fare una precisazione.
Amo i libri a tutto tondo, quelli che
raccontano di un’esistenza nel suo totale e mi piacciono meno
quelli che raccontano episodi. Ma questo fa parte del mio gusto
personale, sia chiaro.
Faccio un’altra precisazione.
Non sopporto i libri che hanno per
protagonisti bambini o ragazzi. Il mio limite è grande, lo so, e non
mi risulta difficile ammetterlo. Non riesco a rispecchiarmi nei libri
che hanno per protagonisti ragazzi al di sotto di una certa età
(diciamo sedici, va’) perché mi sento distante anni luce da
psicologie narrative del genere. Quando lo scrittore è bravo, il gap
lo sento meno (faccio l’esempio di Acque Buie, sempre di Lansdale)
ma mi risulta poco credibile seguire le vicende di ragazzi messi alle
prova da vicende molto più grandi di loro. Per questo amo le storie
verosimili o, all’opposto, quelle totalmente inventate di sana
pianta (fantasy o fantascienza). Nel primo caso non mi risulta
difficile seguire emotivamente la narrazione, nel secondo, invece, mi
sento libero da qualunque legaccio psicologico verosimile e posso,
nella mia testa, dare credibilità a qualunque cosa mi venga
sottoposta senza dare troppo adito a obiezioni del tipo “ma dai, è
impossibile”. Il punto è che in un mondo magico o che non esiste,
tutto potrebbe essere possibile e quindi verosimile. Mi sono
dilungato solamente per darvi una chiave di lettura personale
appropriata a questa mia recensione.
Ma torniamo a noi.
La sottile linea scura è un romanzo ad
ampio respiro come mai Lansdale non aveva provato a fare.
Il protagonista è un ragazzo di
tredici anni, la cornice è sempre quel Texas orientale che Lansdale
conosce così bene.
C’è molta autobiografia all’interno
della narrazione. Tutto lascia traspirare scorci di vita vissuta
dallo scrittore e delle sue personali inclinazioni personali,
dall’amore verso i Drive-In fino alla componente politico-razziale
dell’epoca in cui il romanzo è ambientato (parliamo degli anni
60’).
La matrice autobiografica è impastata
alla perfezione con il romanzone all’americana (Le avventure di
Huckleberry Finn) e con una sfumatura mistery sempre presente e
pulsante.
Ma la forza di Lansdale non è nella
narrazione vera e propria ma nei personaggi a cui questa è affidata.
Ognuno ha una propria storia, un proprio spessore, non è mai banale
e attraverso le loro parole si ricostruisce il quadro della dinamica
narrativa. Il testimone è tenuto dal protagonista solamente nella
parte descrittiva e nel punto di vista, ciò che mette in moto gli
avvenimenti sono i personaggi che sfilano, uno dopo l’altro, sulla
passerella magistralmente messa a punto.
I personaggi vibrano, respirano, si
scuotono e subito ti entrano dentro. Vi ricorderete bene di Buster,
il proiezionista alcolista, di Rose Mary, la domestica di colore, di
Stanley, il padre, di Callie, la sorella scaltra e affascinante e
perfino di Nub, il piccolo cane orgoglioso e agguerrito.
La storia ha un ritmo costante, senza
troppi scombussolamenti il che, penso, sia un bene. Per dare una
scossa ad una narrazione arida, spesso molti scrittori introducono
qualche scossone che rimescola le carte in tavola. Il più delle
volte, questo colpo di scena non è tale, il lettore spesso se lo
aspetta, e serve solo a dare un accelerata ad una storia fin lì
sorniona e lenta.
Per Lansdale questo non esiste, la
storia è pensata, orchestrata e diretta sin dall’inizio verso un
punto preciso, e non si trovano nella storia accelerazioni brusche ed
immotivate. Il libro è metafora della vita con tutti i suoi alti e i
suoi bassi, non un surrogato artificiale di episodi che provocano
emozioni repentine ed artificiali. E questo Lansdale lo sa bene.
Un finale pensato e coscienzioso dà
quel tocco che permette, a chi finisce di leggerlo anche tutto d’un
fiato, di sentirsi appagato, felice, triste e pensieroso. Nessuna
divisione marcata tra bene e male, solamente persone che vivono
seguendo ciò che sono nel loro più profondo.
Raramente ho trovato un Lansdale così
vivo e passionale.
Migliore di Acque buie, a parer mio,
dove la storia si trascina tra espedienti troppo arzigogolati e
virtuosi, migliore dei primi thriller polizieschi, troppo tecnici e
poco passionali.
Qui dentro c’è la vita, la libertà
e ciò che veramente ci rende uomini e donne.
Qui dentro si respira a pieni polmoni.
Lo consiglio a chiunque abbia dieci
minuti di tempo libero per leggere, senza remore.
Un libro così non annoia e
difficilmente si dimentica.
Un processo costruito lentamente e con
intelligenza che porta il lettore ad una crescita interiore di pari
passo con quella del protagonista, che poco più che adolescente si
ritrova, in un arco di tempo ragionevole, a crescere e ad affacciarsi
alla vita.
Leggere La sottile linea scura mi ha
portato di nuovo ad avere tredici anni e a crescere ancora una volta,
attraversando quegli step cruciali che ci accomunano e che ci
differenziano da chiunque altro.
Mai banale, mai scontato, questo è un
racconto che va letto, non per apprendere qualcosa, ma per il puro
gusto di sentirsi in un modo che solitamente tendiamo a dimenticare e
a lasciarci alla spalle.
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