18.3.13

Morti e sepolti, Chelsea Quinn Yarbro, la recensione

Morti, sepolti e (per fortuna) mai più


Titolo: Morti e sepolti
Autore: Chelsea Quinn Yarbro 
Editore: Mondadori
Genere: Horror



Che dire, l'argomento è quanto meno spigoloso se preso di petto. Se fosse per me questa recensione sarebbe già finita subito con un bel “lasciate perdere, ve ne prego”. Ma dopo aver speso le mie energie per duecento pagine di libro, non posso esimermi dal tirare le somme (deludenti) di questa opera.
Quindi, respiro profondo e cominciamo.

La storia è ambientata in una cittadina dell'Inghilterra, in un paese piccolo e con pochi abitati. Sin dal primo capitolo, si capisce che questo paesino non è così tranquillo come voglia apparire. Il libro si apre con una scena di desiderio sessuale che sfocia in un episodio di violenza inaudito protratto da un gruppo meno che mai decerebrato di arzilli zombie.
Si, avete capito bene, una sorta di sexual explicit horror alla The Dentist, in cui il lettore (se maschio) viene prima caricato di aspettativa e poi inorridito dall'uccisione dell'uomo.
Neanche in un horror di quart'ordine, già.
Ma torniamo a noi. Il protagonista è un poliziotto, il solito Rick de' noantri, che si batte e si sbatte per capire il perché del susseguirsi di omicidi così efferati.
Ebbene, il motivo è chiaro fin dalla terza pagina e l'unico a non capirlo è lui.
Zero suspance, zero atmosfera, plot scontato, personaggi più decerebrati degli zombi stessi.
Insomma, uno sfacelo letterario.
Che Clio l'abbia in gloria a questo libro.

Ho veramente poco da dire se non dare un unico merito a Yarbro. Ha dato una chiave di lettura diversa ai soliti zombi, cretini e goffi, che uccidono solamente per mera sopravvivenza. Molto morti ma estremamente astuti, molto pericolosi perché organizzati.
Oltre a questo c'è ben poco da dire. Di proposito ho evitato di commentare il finale perché più che un colpo di scena (arrivato esausto alla fine di un libro scritto troppo alla bene e meglio) mi è sembrato un tentativo patetico di dare un perché ad un qualcosa che un perché non ce l'ha.
Se volete veramente leggerlo, fate pure. Se invece volete valorizzarlo, compratelo e, senza leggerlo, prestatelo ad un amico a cui volete fare uno scherzo. Quando glie lo date, presentatelo dicendogli “leggilo, è un capolavoro”. Attendete un po' e aspettatevi una telefonata divertente e piena di insulti.

Sapete, a me è successo proprio così.


P.S: l'unico momento in cui ho avuto veramente paura è quando ho saputo che, dopo il libro, hanno fatto il film.




Nessun commento:

Posta un commento