Ci hai pensato parecchio su, su questa pezzo non sul film. Uscito il 21 aprile in Italia, il 30 aprile qui in Francia, tu lo hai potuto guardare solo ieri. Ti sei preso più di una mezza giornata per pensarci su e ti sei detto "questa recensione non s'ha da fare".
Eppure ci sei tornato sopra più volte, e ogni volta che ci pensavi su era una volta in più che ti veniva voglia di scrivere. Ma di cosa?
Di un film passabile dell'ennesimo supereroe accalappia-soldi ? Del film di un regista che di film ne ha fatti pochi pochi e, a dirla tutta, pilotato da mamma Sony o obbligato a infilare nella pellicola più Sony Vaio che figuranti?
No, di qualcosa c'era da parlarne. Qualcosa di più profondo, di più essenziale. Quell'essenziale che possono cogliere solo chi di anni ne ha sei o di anni ne ha quaranta, e ha cominciato a leggere il fu Uomo-Ragno proprio a quella età lì.
Per questo, stavolta non sarà una recensione, ma una relazione.
Sì, una relazione su quello che questo film mi ha lasciato dentro.
E torniamo a dire un po' di buffonate che se sei troppo serio nessuno ti prende in considerazione.[...]
Il film. Sì, il film.
Allora, se parliamo della parte cinematogra passabile ma che ha i suoi bei buchi e le sue mal traduzioni nel doppiaggio, interpretato da attori più o meno famosi.
C'è il gatto Garfield, la b
26 presenze e 6 reti nella Roma. Mica male. |
Qualche colpo di scena qui e lì, qualche poliziotto ammazzato qui e lì, qualche rivelazione qui e lì. Nulla di trascendentale che ti abbia fatto saltare dalla poltrona o chi abbia lasciato spiragli interessanti. Una sceneggiatura che si distende nelle due ore e passa di film in modo lineare e preciso, tenendo alta l'attenzione attraverso le battute ironiche dello spider-ciuffo e di battaglie spettacolari e coinvolgenti.
In pratica, un film tra tanti.
Ma.
Ma anche un film diverso dal resto, profondamente diverso.
Così "diverso" da lasciarti in mutande. |
Perché sullo schermo c'è l'Uomo-Ragno, quello vero. Non Spiderman o Spiderman col trattino, no.
Sullo schermo c'è quello che hai sempre sognato. Quello di Romita e di Bagley, quello di Millar e di Strazcynski, quello che volteggia senza peso o gravità tra i grattacieli di New York. Hai giurato sulla cioccolata Kinder dell'uovo di Pasqua che qualche posa del tessiragnatele l'hanno presa direttamente da qualche vecchio fumetto. Un Uomo-Ragno giovane, tracotante e disilluso che fa quello che può nel modo in cui gli viene naturale.
Dimenticatevi Tobey McGuire e Sam Raimi, perché il loro Spiderman rispetto a questo sembra uscito dal gerontocomio.
Signò, solo la maschera dieci euro. |
Un film che non è un film ma è un fumetto animato, giuri. Che ti ricorda Amazing Spiderman 121 e l'Uomo-Ragno 163 e poi lo Spiderman dell'Ultimate Universe. E' tutto questo eppure qualcosa di più. E' questa la sensazione che ti ha dato. Non più un film, ma un fumetto.
Ed è per questo che fatichi pure a catalogarlo come film.
Vai avanti te, io ti copro le spalle. |
Un film che porta al cinema un superEgazzino con dei superproblemi esistenziali e un supereroe che picchia villain con superproblemi psicologici del tipo "se non so' matti non ce li volemo". The Amazing Spiderman 2 è quell'avventura che racconta poco ma che trasmette tutto, che abbaglia, stupisce e, alla fine, intristisce. E' leggere un fumetto alle due di notte, mentre tutti dormono, al lume di una abat-jour. E' quel nuovo fumetto appena comprato che, anche se in cinquant'anni non è mai cambiato, vorresti che non finisse mai.
Dunque, a conti fatti.
Se fosse per il film in sè gli daresti un bel tre tazzine d'oro su cinque.
Se fosse per il time warp che ti porta indietro direttamente a quell'assolata edicola al mare dove compravi i primi fumetti disegnati da Marc Bagley, diresti un cinque.
Facciamo quattro tazzine d'oro per tutti e non se ne parla più.
Tanto offro io.
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