22.8.13

Viaggi di cellulosa: 22/11/63 e Joyland, Stephen King

"Ed ecco un’altra cosa che so: le molteplici scelte e possibilità della vita quotidiana sono la musica che danziamo."
22/11/63

Stephen King, ovvero l'uomo senza labbra

Era da parecchio che non leggevi due libri di fila di zio Stephen. Già, da quando? Beh, da quando non sfornava capolavori uno dietro l'altro. E parliamo dei romanzi scritti negli anni '80-'90. Del tipo che ne finivi uno, te ne facevi consigliare un altro da qualcuno e te lo andavi a comprare subito perché quello che stavi per finire aveva già aperto una breccia nel tuo cuore. Roba che tu per sei mesi non hai letto altro che Stephen King ed eri certo che da un momento all'altro i Tommyknockers avrebbero bussato alla tua porta.
Ma procediamo con la dovuta calma.
Che il Re sia sempre stato tale non c'è dubbio ma, parliamoci chiaro, anche i re qualche volta escono fuori dal seminato e bisogna tirargli le orecchie a coppino finché non smettono. Tipo che Nerone ha bruciato Roma e per questo l'hanno segato, a Luigi XVI hanno tagliato la testa e ad Aerys l'hanno accoppato a tradimento. Ma lui era matto davvero e non fa testo.
Anche per King è stato così, soprattutto nel periodo scrivo-io-ma-non-sono-molto-convinto-sul-cosa-stia-scrivendo, e cioè tutti quei romanzi intercorsi tra Desperation e Cell. Sì, proprio quelli che sembravano essere stati revisionati da Mengacci. Ecco perché poi tutte quelle voci sui ghost-writers di King.
Non che il Re abbia fallito (il Re non fallisce mai), ma la sua produzione era giusto all'altezza dell'ultimo di Bruno Vespa, per intenderci.
Insomma, hai cominciato 22/11/63, ti ha preso, ti ha commosso, ti ha spaventato e quando l'hai finito sei corso subito in libreria (veramente te lo sei fatto portare perché tu non potevi fisicamente andarlo a comprare) e hai cominciato a leggere Joyland.
Quindi?
Quindi non mi sono commosso solo una volta. Ma due di fila.
Se volete saperne di più, io alzo la mano e chi vuole mi segua[...]

SPOILER: per chi avesse vissuto in un bunker da, ehm, sempre, 
Kennedy è stato ammazzato circa cinquant'anni fa

Di cosa parla 22/11/63 è pure difficile riassumerlo. Alla base ci sono i viaggi nel tempo e la possibilità(difficile ma realizzabile) di cambiare completamente la storia. Del tipo che se uno potesse, farebbe una chiacchierata con Luigi Berlusconi e magari lo farebbe desistere a mettere al mondo il primo dei suoi pupi. Come? Basterebbe fargli leggere il giornale di oggi, tipo. Ma noi non possiamo, ed è meglio non pensarci.
Il protagonista del racconto è Jake Epping, professore d'inglese, divorziato e talmente solo al mondo che quando gli viene proposta la missione quasi suicida di poter cambiare la storia salvando Kennedy, non ci pensa su neanche dodici secondi. La sua nuova vita nel mondo di allora comincia e lui cambia identità e professione: George Amberson, professione  pubblica scrittore, missione segreta salvare Kennedy.
Ed è lì che il romanzo ti frega. Tu che eri preparato a mirabolanti avventure tra suspance e terrore alla King, ti trovi davanti un lungo, meraviglioso, affresco degli anni '60, in cui la benzina costava poco, potevi fare l'autostop senza correre il pericolo che ti rimorchiasse il mostro di Firenze, e la televisione era in bianco e nero.
In questo salto nel tempo, la missione di George a volte passa in secondo piano perché la scena viene calcata da lunghe parentesi descrittive di personaggi realmente esistiti e da una meravigliosa storia d'amore.
Storia d'amore che ti ha fatto quasi mettere a piangere come una fanciullina che vede Titanic la prima volta. Giuro, non sto scherzando. E se George salva o non salva Kennedy, 'sti cavoli. Ti trovi a metà libro che non leggi per vedere come va a finire ma per il puro gusto di leggere e sentirti parte della storia. Sperando non finisca mai, peraltro.
Nel romanzo trionfa l'umanità dei personaggi, non i loro gesti. Per loro parlano le loro azioni, i loro sentimenti e le situazioni in cui vanno a ficcarsi per amore o per odio. Che poi in giro per il libro ci sia pure Lee Oswald (il-forse-assassino di Kennedy) a volte appare secondario. Il personaggio di Oswald è la fotografia sbiadita di sé stesso. Più importante di Oswald stesso è sua moglie, che lo guarda con gli occhi dell'amore più profondo e della paura più agghiacciante.
King fa trionfare i sentimenti sia dei buoni che dei cattivi, mette sul piatto le pulsioni e sbatte in faccia a chi legge le crude situazioni create da emozioni  forti e contrastanti.
Se in libreria cercavate un CAPOLAVORO, ora lo avete trovato.
E se i finali di King quasi sempre fanno giacomo-giacomo, questa volta rimarrete esterrefatti: la storia si completa e anche i più esigenti non avranno nulla da obiettare, ma proprio per questo, da gran maestro che è, con un finale da fazzoletto in mano, ci insegna che nella vita la morale sta al di là di quello che può succedere nella vita stessa. Perché al netto di quello che è stato o sarà, ci sono i sentimenti che esistono, che vibrano, che si agitano in qualunque piano dell'esistenza. Si vive per vivere, non per vedere dove va a finire.
Poi dici perché ci hai messo quasi un mese a decidere di scrivere la recensione.
Per buttare giù l'articolo, sto ripensando al finale e mi si stanno inumindendo gli occhi.
piacere, mi chiamo Oswald, sono un tipo raccomandabile e
nel tempo libero faccio tiro al piattello con i presidenti degli Stati Uniti


Ma passiamo all'altro libro, ovvero Joyland.
cosa c'è di meglio di un parco giochi spettrale per passare le vacanze?

Tu l'hai comprato solo perché 22/11/63 ti era piaciuto talmente tanto che rimanere senza King sarebbe stato troppo drammatico. Le dipendenze si combattono innanzitutto diminuendo gradualmente il ritmo.
Lo hai comprato senza nemmeno sapere la storia ma leggendo un comunicato stampa sul sito stesso di Stephen King. Mister terrore diceva che il libro non sarebbe stato disponibile in edizione ebook perché voleva incentivare gli americani a comprarlo nelle piccole librerie polverose. Sì, proprio quelle minuscole, polverose e che sanno di vecchio. Quelle che la crisi dell'editoria sta annientando piano piano.
Insomma, il Re è Re non per diritto di nascita ma perché se lo è guadagnato sul campo, chapeau.
Hai cominciato a leggere il libro e a momenti non rimani in stato confusionale sul divano. La storia è ambientata pure quella nel passato, agli inizi degli anni '70. Protagonista del romanzo è Devin Jones (non l'uomo polipo di Pirati dei Caraibi), un ragazzo ventenne che cerca di pagarsi gli studi con un semplice lavoretto estivo dentro un parco giochi.
Allora, vuoi che tu il lavoro estivo dentro un parco giochi lo stai facendo adesso, vuoi che lui ha la tua formazione universitaria, vuoi che uno delle protagoniste fa proprio il tuo STESSO lavoro (ma io non vado in giro travestito da fatina con la minigonna rasocoscia), vuoi che nel libro la parte sentimentale viene stuzzicata pure qui da, nell'ordine, una storia d'amore, una storia d'amicizia e una storia di fantasmi, vuoi per tutte 'ste cose che fatto sta che tu questo libro te lo sei sentito particolarmente tuo. Questioni di pelle.
Te lo sei gustato lentamente, pagina per pagina, e a metà hai pure pianto.
Il perché è sempre lo stesso, e si chiama il trionfo della vita.
Per chi invece è profano c'è una buona notizia. Gioia del pubblico dei più, qui il finale c'è, è coerente con la trama e c'è pure un piccolo colpo di scena finale!
Questo perché, essendo un wodunit (giallo deduttivo), il si configura principalmente come un thriller poliziesco con un risvoltino (giusto giusto) paranormale. A sentire Charles Ardai, l'editore di King, questa è "una storia sul diventare grandi e diventare vecchi". E alla fine, ha detto il nonno, si è messo pure a piangere.
Tsk, capito il nonnetto con la lacrima facile (tu no, però, sia mai).

In chiusura.
Questo è un consiglio vivissimo (e serio, senza battute, giuro) che do a tutti coloro che vogliono leggere un buon libro: compratene uno dei due o tutti e due.
Non ve ne pentirete. Non lasciatevi scoraggiare dalla lunghezza di 22/11/63 o dalla leggerezza iniziale di Joyland, perché sono due capolavori assoluti.
Parola di uno che di libri ci campa.

Per la rubrica Gli Oscar di OZ:
la storia d'amore tra George e Sadie nel primo, e il personaggio di Mike nel secondo.
Due Oscar e due secchi di lacrime, garantito.

Valutazioni(sempre cinque tazzine d'oro la valutazione più alta):
dieci tazzine tutte e due e chiudiamo i giochi.
Perché se potessi, a 22/11/63 glie ne daresti sei o sette ma pure otto di tazzine piene piene, ma non si può fare perché questo è un blog semiserio e rispettiamo le valutazioni.



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